Disturbi del sonno: quali sono, cause e conseguenze

Dormire bene non è solo una questione di percezione soggettiva. Anche un sonno, in apparenza, di qualità può essere disturbato da problematiche di cui, spesso, l’individuo non ha piena coscienza. In questo approfondimento, che includerà anche le cosiddette parasonnie, saranno descritti i principali disturbi del sonno.

I principali disturbi del sonno

Convenzionalmente, si considera: “sonno di qualità” un riposo che consente di completare, senza interruzioni (risvegli notturni), molteplici cicli del sonno, ovvero le fasi dell’addormentamento, il sonno profondo non-REM e la fase REM, durante la quale si sogna. A seconda dell’età del soggetto (bambini e anziani hanno esigenze di sonno diverse), possono essere necessarie diverse ore al fine di garantire benessere mentale e fisico.

Condizioni quali l’insonnia o la sindrome delle gambe senza riposo, ma anche la narcolessia sono considerati disturbi del sonno che provocano stress, malessere, stanchezza e sonnolenza nelle ore diurne e che sovente richiedono un cambiamento comportamentale (es: gestione dello stress, modifiche delle abitudini alimentari). Per questo motivo, nel caso in cui una problematica legata al sonno comprometta la qualità della vita e le funzioni cognitive, è sempre consigliato richiedere un consulto medico.
Tuttavia, possono sussistere condizioni, di cui il soggetto non è pienamente consapevole, che possono minare la qualità della vita. Di seguito saranno menzionate le principali:

  • Bruxismo: il digrignare, involontariamente, i denti di notte, mentre si dorme, è considerato un vero e proprio disturbo. Se non trattato, può provocare, nel medio-lungo periodo, danneggiamento, erosione e disallineamento dei denti, dolore alle mascelle, alle orecchie e alla testa.
  • Russamento: occasionale o ricorrente, il russare – ovvero il rumore causato, durante la respirazione, dalla vibrazione dei tessuti antistanti la gola – è considerato un disturbo che si verifica nella maggior parte dei casi durante le fasi di addormentamento e sonno profondo, che causano un maggiore rilassamento muscolare.
  • Apnee notturne: considerato un disturbo serio, consiste in interruzioni intermittenti dell’attività respiratoria durante le ore di sonno. Nel medio-lungo periodo può causare problematiche del sistema cardiocircolatorio (es: aumento della pressione arteriosa).

Ipersonnia

Paradossalmente, le ipersonnie (primaria e secondaria) sono considerate disturbi del sonno. Questa – talvolta – invalidante condizione si manifesta come un estremo e incontrollabile desiderio di dormire durante il giorno, con conseguente sensazione di stanchezza e peggioramento della propria funzionalità cognitiva. Non di rado, questo disturbo si accompagna con la difficoltà ad addormentarsi in ore notturne.

L’ipersonnia viene classificata in:

  • Primaria: non è legata a condizioni mediche sottostanti, ma ai sistemi del cervello che controllano il ritmo sonno-veglia (come il jet-lag, che può disallineare il ritmo circadiano);
  • Secondaria: è causata da condizioni sottostanti (come le apnee notturne sopra menzionate).

Ogni disturbo del sonno ha diverse cause e un possibile trattamento specifico; in generale, che il paziente ne sia consapevole o no, ciascuno dei disturbi sopra elencati presenta un significativo impatto sulla funzionalità diurna, sulla memoria, sulla salute, sulla produttività sul lavoro e sul benessere generale dell’individuo.

Parasonnie

Le parasonnie sono comportamenti insoliti che si manifestano appena prima di addormentarsi, durante il sonno o al risveglio.

Parasonnie associate alla fase Non-REM

Insorgono durante gli stadi del sonno che non sono associati all’attività onirica:

  • Sonnambulismo: uno dei fenomeni di disturbo del sonno più affascinanti e, allo stesso tempo, a cui la medicina può fornire meno risposte. La condizione, quindi, è scientificamente riconosciuta ma le esatte cause sono al momento largamente ignote; ad ogni modo la mancanza di sonno e comportamenti che non lo facilitano possono favorire il sonnambulismo. Durante un episodio di sonnambulismo il soggetto, addormentato e totalmente inconsapevole, si alza dal letto, cammina, compie azioni (dal prepararsi un panino al mettersi alla guida di un’automobile) e torna a dormire; una volta sveglio, non ha memoria di ciò che è successo durante la notte.
  • Terrori notturni: una sensazione (immaginaria) di pericolo imminente che provoca una reazione fisica, come il tentativo di reagire e combattere, l’irrigidimento dei muscoli e l’aumento del battito cardiaco – l’esatto opposto di ciò che normalmente avviene durante le prime fasi del sonno. I terrori notturni sono diversi dagli incubi, possono portare a sonnambulismo. Le cause esatte sono sconosciute, anche se negli adulti tali episodi sono spesso associati a problemi psicologici o disturbo da abuso di alcol. Il paziente, nella maggior parte dei casi, non ne conserva il ricordo.
  • Risvegli confusionali: comuni in particolar modo nei bambini, insorgono tipicamente nelle prime due ore di sonno, nella fase di transizione tra il sonno profondo e la fase di sonno più leggero; il soggetto è sveglio ma mostra comportamenti anomali quali pensieri confusi, disorientamento, difficoltà di espressione. Le cause dei risvegli confusionali sono spesso associate a problemi del sonno quali irregolarità del ciclo sonno-veglia, febbre, insonnia.

Parasonnie associate alla fase REM

Insorgono durante la fase in cui si manifestano i sogni e si verifica un movimento rapido degli occhi (Rapid Eye Movement):

  • Incubi: sono sogni vividi, spaventosi, angoscianti, che portano ad un brusco risveglio. gli incubi notturni sono più frequenti nei bambini che negli adulti. Nell’adulto si verificano maggiormente in condizioni di stress, in presenza di febbre, eccessiva stanchezza o dopo il consumo di alcol.
  • Paralisi del sonno: si presenta come una temporanea incapacità di muoversi e parlare al momento del risveglio o poco prima dell’addormentamento (fasi chiamate anche “ipnagogiche”). Durante il fenomeno il soggetto ha una vaga coscienza di sé, ma subisce la paralisi fisiologica dei muscoli che è tipica della fase REM. In questi momenti, che possono durare pochi secondi o alcuni minuti, si può generare uno stato di ansia causata dall’impossibilità a compiere movimenti.

Alcune parasonnie possono verificarsi sia durante la fase del sonno REM che non-REM. Un esempio è il sonniloquio, in cui il soggetto, inconsapevolmente, cerca di comunicare verbalmente con l’esterno pur essendo addormentato. Le cause sono poco conosciute, ma si verifica più frequentemente insieme a sonnambulismo, bruxismo e incubi.

Disordini del sonno e parasonnie sono sovente sintomi di condizioni o malattie sottostanti: diagnosi e terapia possono richiedere l’intervento di più medici specialisti.

Cause

Sintetizzare i motivi dell’insorgenza di uno o più disturbi del sonno è arduo. Posto che l’origine esatta di molti disordini e parasonnie è ancora ignota alla scienza, i disordini del sonno possono essere causati da diversi fattori:

  • Patologici: patologie a carico del sistema cardiocircolatorio, della respirazione, della secrezione ormonale o del sistema nervoso possono essere alla base di disturbi del sonno.
  • Psichiatrici: depressione, ansia cronica o sindrome da stress post-traumatico.
  • Comportamentali: abuso di alcool o caffeina possono alterare il normale ciclo sonno-veglia e l’attività onirica. La nicotina può causare o peggiorare il russamento. Errate abitudini alimentari, inoltre, possono avere un ruolo nello sviluppo di disturbi del sonno. Turni di lavoro notturno alterano i ritmi circadiani, similmente al jet-lag.
  • Genetici: la narcolessia, ad esempio, si ritiene avere origine genetica.
  • Farmacologici: alcuni farmaci interferiscono con il sonno.
  • Anagrafici: almeno la metà degli adulti sopra i 65 anni soffre di un qualche disturbo del sonno.

Buone abitudini

I trattamenti variano a seconda della causa che provoca l’insorgenza di disturbi del sonno o di parasonnie e alla tipologia di disturbo. Per cui è fondamentale consultare il proprio medico.

In caso di disturbi del sonno derivanti da cattive abitudini o situazioni particolari (es: periodi di tensione emotiva) non associati a condizioni mediche, i seguenti accorgimenti comportamentali possono, quantomeno, aiutare a contrastare il problema:

  • Stabilire (e rispettare) una routine di addormentamento e risveglio: coricarsi ogni sera e svegliarsi il mattino allo stesso orario forza il corpo a un’abitudine che, in breve termine, migliorerà la qualità del sonno. Predisporre la camera in cui si riposa in modo che vi sia il buio ed esporsi alla luce durante il giorno aiuta, inoltre, al riequilibrio ormonale (melatonina e cortisolo).
  • Ridurre il consumo di alcool e di caffeina, in particolar modo nelle ore prima di addormentarsi.
  • Smettere di fumare: la nicotina, per le blande proprietà stimolanti, impatta negativamente sulle prime fase dell’addormentamento. Inoltre – e non meno importante – il fumo è considerato fattore di rischio per lo sviluppo di patologie cardiache e polmonari (tra le cause fisiologiche dei disturbi del sonno).
  • Praticare attività fisica: l’esercizio regolare provoca stanchezza del fisico e contrasta lo “stress negativo” che può causare disturbi del sonno.
  • Imparare a gestire lo stress: tecniche di stress management o pratiche rilassanti quali lo yoga possono contribuire a ridurre ansia e pensieri disturbanti che impediscono un sano addormentamento o che possono provocare risvegli notturni (in alcuni casi incubi ricorrenti o disturbi del sonno più seri).

In sintesi

I disturbi del sonno e le parasonnie impediscono di assicurarsi i benefici di un riposo notturno di qualità. Insorgono indistintamente tra gli uomini e le donne e causano irritabilità e sonnolenza diurna nonché minore funzionalità. Lo spettro delle possibili condizioni è estremamente vario, dal bruxismo al sonnambulismo.

I disturbi possono dipendere da errate abitudini (alimentazione, alcool, fumo) che, se corrette, possono portare significativi miglioramenti della qualità del sonno. Tuttavia, parasonnie e disturbi del sonno più gravi possono essere sintomo di patologie sottostanti, come malattie a carico del sistema respiratorio, o condizioni psichiatriche come depressione o sindrome da stress post traumatico.

Il trattamento o la terapia attiene alla comprensione della causa sottostante e all’ottenimento di una corretta diagnosi. Pertanto, è opportuno consultare il medico qualora insorgessero disturbi del sonno.